Entroterra

Le premesse.

Inizia oggi (ieri ormai, in realtà) il mio viaggio nell’Abruzzo interno. Voglio scoprire, vedere per la prima volta con il mio sguardo di oggi la terra che mi parla da decenni. Due. Ha parlato invano per troppo tempo, è arrivato il momento di offrire l’orecchio. Non l’ho deciso, è venuto.

Un viaggio (che sia nel senso comune del termine o che sia invece in senso più largo una qualunque nuova esperienza) può iniziare da una casualità. Una decisione impulsiva, un automatismo proiettato dall’esterno nel nostro cammino. Oppure ci capita di fare il primo passo di un percorso perché c’è un’esigenza profonda a smuoverlo. Alzi la gamba governato da una rete intricatissima di circostanze che sono poi la trama della tua attuale condizione. L’abbassi e qualcosa già inizia a cambiare.

Ci sono territori che sono solo nostri, e su questi non mi va di accendere luci invadenti e riduttive. Poi ci sono i terreni comuni, e lì non c’è cosa più dolce di poterci portare spiriti affini, banchettarci sopra con una bella chitarra e magari anche un falò, stretti dall’umano collettivo.

Ed è per questo che voglio condividere le mie scoperte, con la volontà di rifuggire ogni autocompiacimento o celebrazione narcisistica, tentazione sottile e insidiosa di ogni esternazione da social network. Ci proverò.

 


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