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Immunità (1a puntata)

 

Concordo con Paolo Rossi quando dice che l’unico modo per parlare di Italia in questo momento è utilizzare il registro della fantascienza. È tutto così assurdo che Samuel Beckett a confronto è diventato quasi rassicurante. Da caminetto e pipa.

C’è un premier che pur di non andare al fresco sta manipolando a suo piacimento un paese intero, da anni. E ormai ce l’ha detto in mille modi, chiaramente. Ma l’Italia ha iniziato a parlare una lingua aliena.

Non ci capiamo più nulla. È successo tutto quel giorno.

Ero sull’amaca in giardino, un pomeriggio torrido di dicembre. Leggevo la storia dell’albero a cui era appeso un capo della mia amaca. Con una semplice fotografia e un piccolo frammento dell’arbusto centenario il mio fedele I-sto ne aveva tracciato l’evoluzione, le interazioni e le virate ambientali. Ho iniziato dal mio giardino per poi passare alla città, alla sue pietre rosse, ai portici. E alle persone. Un modo per riprendere in mano le fila di un passato che durante l’ultima “giornata della semplificazione” è stato cancellato. E’stata una decisione abbastanza condivisa, non c’era proprio più spazio in memoria. L’hard disk collettivo era saturo. Al ballottaggio sono arrivati “Come comportarsi durante una cerimonia” e “Storia delle cose e degli uomini”. La prima può servirci ancora, hanno detto. Il passato è passato.
Però hanno detto che ognuno è liberissimo di ricordare da sé. Tutti i testi, tutto quello che è stato verrà compresso in un piccolo aggeggio acquistabile in comode rate. Così se a qualcuno venisse voglia di recuperare qualcosa, può tranquillamente farlo. Che nessuno venga a dire che vogliamo annullare la Storia. Stiamo facendo solo un po’ d’ordine. Un’unica restrizione: non iniziate a raccontare, che ognuno faccia per sé, sennò poi l’hard disk collettivo si riimpalla e dobbiamo adottare misure più drastiche.

….continua…